Poco prima del Natale 2011
un mio amico, di passaggio in città con tutta la famiglia, mi chiama e
mi chiede di uscire a pranzo con loro. Accetto di buon cuore, anche perché
la nostra amicizia mi riporta ad altri tempi, altri luoghi, altre
esperienze mai dimenticate.
Il giorno in cui ci siamo
visti faceva veramente freddo. Con le famiglie ci siamo dati appuntamento
in una piazza del centro e da lì, a piedi, abbiamo raggiunto il
ristorante. Durante il tragitto il mio amico mi si avvicina e mi dice che
il figlio, da poco maggiorenne, mi deve dire una cosa. Io penso subito che
mi vorrà chiedere qualche informazione sui carabinieri, su come e cosa
fare per arruolarsi. E invece no. Questo ragazzone, più alto di me, mi si
avvicina con fare quasi dinoccolato e semplicemente mi dice:
“ Grazie. Volevo
ringraziarti perché ho saputo come hai conosciuto mio padre”. Io sono
rimasto lì come un baccalà, preso in contropiede. Non riuscivo a
spiaccicare una risposta. Eppure quel ”grazie” mi ha riportato indietro di
anni, ad altro incarico in altra città.
La storia di per sè è
semplice.
Tutto nasce quando veniamo
a sapere che in un piccolo paesino c’era qualcuno che voleva organizzare
il rapimento di un bambino. Ci muoviamo immediatamente: protezione
discreta alla casa; protezione discreta durante i movimenti del piccolo;
protezione discreta a scuola (il comandante di quella Stazione Carabinieri
aveva la figlia nella stessa scuola, e in quel periodo è sempre andato lui
a lasciarla e a riprenderla); molto tatto e delicatezza nel dare
l’informazione ai genitori, tranquillizzandoli sul fatto che eravamo in
grado di monitorare la situazione. Il tizio che avrebbe voluto compiere il
gesto era stato individuato, il problema era come procedere. Prima di
tutto c'era un bimbo da salvare, per questo abbiamo scelto di utilizzare
le intercettazioni preventive. E’ un mezzo che ci è permesso dalla legge,
anche se non ha valore davanti al giudice in Tribunale. Ma in casi come
quello di un rapimento la cosa più importante è prevenirlo, e questo tipo
di intercettazioni è il metodo più rapido e più valido per individuare le
mosse dei possibili rapitori. E questo ci hanno permesso di fare. Abbiamo
fatto intervenire il ROS, che per l'Arma era il reparto cui competeva
questo tipo di intercettazioni, e abbiamo così potuto seguire l’ideatore
del gesto fino a quando non ci siamo resi conto che il tutto ci sarebbe
sfuggito di mano. Abbiamo scelto di non rischiare e, intervenendo con una
perquisizione a casa del tizio, gli abbiamo fatto capire che sapevamo
tutto. Per correttezza devo dire che l’ipotetico rapitore è stato assolto,
perché gli elementi raccolti durante la perquisizione – seppur confermando
i suoi contatti con personaggi particolari – non hanno permesso al
Pubblico Ministero di sostenere l’accusa in tribunale. Sarebbe bastato
leggere durante il processo il contenuto delle intercettazioni preventive,
ma per legge non si poteva, e non si può, fare.
Tutto qui. Quanto sopra è
stata il motivo per cui ho conosciuto i genitori del ragazzo, con i quali
in seguito siamo diventati amici.
Davanti a quel “grazie”
sono solo riuscito a dire frasi di circostanza “Era mio dovere”, “Io ero
solo uno dei tanti carabinieri intervenuti nel fatti” eccetera eccetera.
Non sapevo cosa rispondere.